Psicoterapia Autogena
LA PSICOTERAPIA AUTOGENA
Un approfondimento della teoria e pratica dell Psicoterapia Autogena lo si può trovare in questo articolo; è stato edito in ATTUALITA' in PSICOLOGIA, anno XI N° 2, 1996 EUR ROMA. (Lo riportiamo per gentile concessione dell’Editore operando dei necessari aggiornamenti e qualche correzione)
LA PSICOTERAPIA AUTOGENA - ATTUALE SISTEMA PSICOTERAPEUTICO (1)
A) punti qualificanti
1) Unità e continuum psiche soma
Non è certamente I. H. Schultz l'unico a sostenere il principio dell'unità psicosomatica, ma è stato colui che ha posto tale principio come asse portante di tutta la prassi terapeutica da lui strutturata. Il Training Autogeno, qualificabile come "Psicoterapia Autogena", è una terapia “bionomica”, infatti ha come finalità il riportare l’individuo, nella sua interezza (psiche e soma), alle leggi della vita; per Schultz la bionomicità è la caratteristica essenziale per ogni tipo di psicoterapia. Assetti neurovegetativi e somatici, che si manifestano attraverso sensazioni fisiche o altri segni somatici rilevabili, sono sempre correlati con vissuti psichici consci o inconsci; con modalità appropriate si può risalire dagli uni agli altri e viceversa (continuum psiche-soma). Lo Psicoterapeuta di Training Autogeno è costantemente attento a tali correlazioni e, attraverso queste, tende a penetrare l'essenza dei meccanismi sottesi.
Nel Training Autogeno Basale o Somatico il punto focale è accostarsi a se stessi, e quindi conoscersi. Attraverso questo intimo contatto, si impara una migliore gestione di sé. L'accostamento avviene partendo dalla facciata fisica della propria unità psicosomatica; lo stimolo di partenza è dato da parole come: pesante, caldo ecc. che indirizzano verso la facciata somatica. L'ascolto inizialmente è rivolto alle sensazioni fisiche, ma le risposte che emergono sono date da ogni parte della realtà psicosomatica e su di esse s'incentrano i meccanismi di guarigione e l'attività psicoterapica (vedi più avanti il concetto di "autogonon").
Nel Training Autogeno Superiore si parte da stimoli riferiti a concetti simbolici, come ad es.: colori, mare, montagna, vaso, spada, figure geometriche, concetti astratti ecc.; se gli stimoli sono prettamente simbolici, le risposte che emergono sono comunque ancora espressione di tutta la realtà psicosomatica e, anche in questo caso, su di esse si incentrano i meccanismi di guarigione e l'attività psicoterapeutica; nelle sedute di T.A.S., il Training Autogeno Basale rappresenta la porta d'ingresso e l'impalcatura fondamentale.
La finalità psicoterapica è il riordino di meccanismi e di risposte, verso il mondo interno e verso il mondo esterno, dell'unità psicosomatica.
Le recenti acquisizioni in campo neurobiologico attualizzano gli assunti di I.H.Schultz, già così ampiamente e scientificamente descritti dallo stesso autore del metodo[2] e dai suoi allievi, H. Wallnoefer, W.Luthe[3] ecc..
L'insieme di esperienze, stimolazioni, immagazzinate nei momenti cruciali della maturazione del nostro sistema nervoso e quando tale maturazione è già avvenuta, influiscono sulla formazione e sulla modulazione delle sinapsi, sul completamento dell'albero dendritico e nella mielinizzazione degli assoni. La struttura che così si plasma sottende i meccanismi mentali di elaborazione delle esperienze e di risposte alla realtà [4].
Dice E.R.Kandel ( vedi nota N°4.), uno dei più quotati neurobiologi del mondo: "....Il secondo stadio, quello della efficacia funzionale e della fine modulazione delle sinapsi appena sviluppate, ha luogo durante periodi critici precoci dello sviluppo e richiede un tipo appropriato di stimolazione ambientale. Il terzo stadio, rappresentato dalla regolazione dell' efficacia sinaptica a breve e a lungo termine, avviene negli stadi successivi della vita ed è determinato dall'esperienza giornaliera.............I fattori ambientali e l'apprendimento permettono l'espressione di queste capacità latenti modificando l'efficacia di vie preesistenti e determinando quindi la comparsa di nuovi tipi di comportamento."
Le esperienze entrano e plasmano il cervello, attraverso gli organi di senso, venendo registrate e catalogate dal cervello come "insieme di sensazioni".
Nel T.A. Basale o Somatico il fulcro è rappresentato dalle sensazioni e, attraverso queste, emergono e si incontrano le realtà, i vissuti, i meccanismi ad esse connesse. Questo facilita quell'incontro con tutta quella realtà psichica e psicosomatica che, negli stadi formativi del neonato, precede il nascere del pensiero (Nei vari tipi di Training Superiore l'emergere di vissuti, con sensazioni reali di traumi avvenuti per esempio in parti distocici, sono una cosa non rara [5]).
Nel primo anno di vita le esperienze che plasmano alcuni circuiti neuronali del bambino sono fondamentalmente quelle riconducibili alle transazioni con la, o le, figure adulte, "madre", che lo allevano. La comunicazione che avviene non è verbale ma tonico emozionale, anche quando è tramite suoni-parole; viene recepita e registrata dal cervello come "sensazioni".
Lo "Stato Autogeno " favorisce l'emergere delle sensazioni e molto spesso di quelle sensazioni in cui la distorta tonicità della "madre", ha impresso paure, conflitti, modalità di reazione al mondo controproducenti: distorta tonicità della "madre" quando è depressa, quando è impaurita, quando non accetta il bambino o quel bambino, quando allatta ed ha fitte terribili per ragadi al seno, quando non capisce il vero bisogno del figlio ma proietta e accontenta i propri bisogni, quando il bambino ha dolori in bocca durante l'alattamento perchè ha il mughetto, quando avverte la mancanza di sensazioni note perchè la madre è assente e l'accudisce un'altra persona ecc. Attraverso i vissuti del T.A.I. e del T.A.S. abbiamo ritrovato i concetti espressi da Melania Klein [6],[7].
Anche solo questo caposaldo della psicoterapia Schultziana sarebbe sufficiente a darle peculiarità, originalità e dignità di modello terapeutico; inoltre il cumulo di studi, esperimenti, esperienze validanti è molto consistente.
2) Allenamento
I. H.Schultz introduce, per la prima volta nella storia della psicoterapia, l'allenamento come uno degli assi portanti della stessa.
Anche l'introduzione di questo concetto è di una attualità impressionante e si salda strutturalmente con gli altri punti del sistema Schultziano.
Riprendiamo ancora le ultime acquisizioni della neurobiologia riportando, una per tutte, le deduzioni di E.R. Kandel che a pag 881, dell'opera prima citata, dice testualmente: "invece di distinguere le diverse forme mentali secondo criteri biologici o non biologici è più esatto porci i seguenti problemi per ogni tipo di malattia mentale: in che misura l'alterazione biologica è determinata da fattori genetici ed evolutivi e in che misura invece è determinata da fattori ambientali e sociali? Anche nelle alterazioni mentali che hanno una radice sociale più profonda il risultato finale è di tipo biologico, in quanto è l'attività mentale stessa che viene modificata. Perciò se gli interventi di tipo sociale, come la psicoterapia o i consultori, sono utili, lo sono in quanto agiscono, anzi devono agire sul cervello e con ogni probabilità sulle connessioni fra le cellule nervose."
Quando migliaia di esperienze, di un certo segno, hanno tracciato nel cervello "segni" biologici non possiamo pretendere che tali "segni" si modifichino miracolosamente con una sola, o poche, esperienze di segno contrario. Possiamo ragionevolmente presupporre che occorreranno stimolazioni ad hoc ripetute più e più volte, ed è ciò che è emerso con la prassi. Questo attualizza l'originale impostazione di Schultz di fare dell'allenamento un asse portante non solo del T.A.B. ma anche del T.A.S..( come per il T.A.B. anche per il T.A.S il paziente si allena a casa nei vari esercizi).
(Il Dott. M.Prior, in una ricerca su 604 pazienti, che hanno fatto il T.A. presso lo studio Gastaldo-Ottobre, ha confermato, con una rigorosa analisi statistica, ciò che I.H.Schultz aveva rilevato [8] e cioè una diminuzione, statisticamente significativa, dell'ansia e della depressione in relazione alla regolarità dell'allenamento [9]).
Anche questa caratteristica contribuisce a conferire originalità, peculiarità, e dignità di modello terapeutico alla psicoterapia autogena.
3) Stato Autogeno
Freud abbandona l'ipnosi, e imbocca la via delle associazioni libere; vuole far emergere contenuti inconsci in piena coscienza; scrive Freud [10] : "...La storia della psicoanalisi vera e propria ha inizio con l'innovazione tecnica della rinuncia all'ipnosi" pag 353: "...subito dopo con la rinuncia all'ipnosi, ci si impose il compito di scoprire, attraverso le associazioni libere, dell'analizzato, ciò che egli non riusciva a ricordare".
Nelle associazioni libere lo stato di coscienza è di "veglia passiva" e l'atteggiamento di fondo è "lascio che accada": non si seguono le direttive della razionalità ma si lascia che accada una associazione data da collegamenti inconsci.
Schultz inventa una modalità e un allenamento per potenziare questa naturale possibilità e capacità dell'uomo. Lo stato di coscienza, che si verifica in momenti molto brevi nelle associazioni libere, può, mediante un apposito allenamento, mantenersi a lungo permettendo così , a lunghissime sequenze di "immagini" e di associazioni inconsce o sub-consce, di emergere in perfetto stato di coscienza; è cio che si ottiene con l'allenamento con il Training Autogeno quando è appreso come veramente autogeno. Per stato autogeno non si intende "stato di coscienza proprio del Training Autogeno", ma quello stato di coscienza di "veglia passiva" che può ottenere, facilmente ed abbondantemente, chi è ben allenato con il T.A.; è tuttavia ben presente anche in alcuni stati usuali di veglia particolare (per una sintetica esposizione del concetto di stato autogeno, di veglia passiva, di "lascio che accada"e di come ci si allena a questo, vedi da pag 19 a pag 45 del libro citato alla nota 6)
Per capire quanto detto il lettore deve discostarsi dall'usuale concetto di Training Autogeno quale di solito viene proposto in Italia, ma non solo in Italia, basato fondamentalmente sulla suggestione o sull'autosuggestione. Il T.A. di Schultz è Autogeno e non Eterogeno come viene ben specificato dall'autore del metodo: "Soprattutto è indispensabile per l'allenamento autogeno rivolgersi verso l' interno in (situazione di) perfetto silenzio; un qualsiasi parlare accompagnatorio da parte dei conduttori dell'esperimento, oppure dischi, trasforma, portando indietro, il procedimento (la tecnica) in un eterogeno ipnoidizzare, in una lieve eteroipnosi di vecchio stile" [11].
Si è aggiunto un nuovo elemento, di una costruzione razionale complessa e completa, che si salda ai precedenti e al successivo: stante l'unità ed il continuum psiche/soma, attraverso un allenamento ad hoc, si costruisce una capacità a mantenere, per un certo periodo, una contemporaneità conscio/ inconscio " stato autogeno" che diventa la culla dell' autogonon e rende possibile e proficua l' analisi e la catarsi per un processo di autentica autonomia che si realizza in tempi variabili a seconda delle condizioni del soggetto - concetto di: "terapia quanto basta".
4) Autogonon
Parola di tardo greco adoperata da Nonno, commentatore del vangelo di S. Giovanni, per dire che Dio non è stato creato/generato, ma si è "generato da sé" [12].
Autogonon significa:
a) il soggetto stesso genera, una certa condizione, in se stesso " stato autogeno" mediante una metodica ed un allenamento; tale condizione non è quindi generata da altra persona (come abbiamo visto Schultz non ammette che qualcuno parli, detti le frasi " il braccio è pesante" ecc. a chi fa il training).
b) ciò che si è "generato da sé" in noi; ciò che non è frutto di una suggestione momentanea, di falsi bisogni, bensì quello che sono i nostri vissuti più intimi e personali, i nostri meccanismi, gli atteggiamenti attraverso i quali ci rapportiamo al mondo; dice Schultz: "In modo morbido e passivo il Training Autogeno porta inavvertitamente ad un processo di maturazione che si svolge sulla via della più libera autorealizzazione....questa deve prendere forma solo e soltanto da ciò che è il patrimonio interiore dell'individuo, il mondo dei propri atteggiamenti interiori, il contenuto delle "immagini" che ognuno di noi porta in sé[13]
A proposito di immagine riporto la definizione data nel libro già citato: "Il Training Autogeno in quattro stadi" a pag 84: "Le immagini di cui parliamo non sono le "immagini visive", ma ogni forma di pseudo-allucinazione: visiva, auditiva, olfattiva, gustativa, cenestesica, ogni parola reale o metaforica, ogni sensazione, ogni gesto o movimento non casuali, ma tendenti ad essere "immagine" di un quid che ci appartiene ma non conosciamo" (vedi anche il libro citato alla nota 5 "Nel labirinto con il filo di Arianna" a pag 215)
Precisato ciò possiamo ora chiederci quali meccanismi psicopromozionali e psicoterapeutici vengono messi in moto dalla massa enorme di "immagini", da questa enorme sequenza di associazioni libere, che emergono in piena coscienza in soggetti in stato autogeno.
5) Analisi
Dobbiamo prendere atto che: psicoanalisi, terapie immaginative e training autogeno, come del resto anche altre espressioni culturali come ad es. il surrealismo, nascono dallo stesso humus culturale, comprendente anche le intuizioni sviluppatesi con l'ipnosi. Questa rivela la presenza di contenuti e meccanismi psichici non consci (tale realtà viene recentemente confermata dalle acquisisioni della neuropsicologia attinenti alla memoria).
Elaborati e applicati i concetti di "stato autogeno" e di "autogonon" diventa spontaneo e inevitabile per Schultz, ancora prima del 1932, imboccare la strada del Training Autogeno Superiore che è contemporaneamente terapia analitica e terapia immaginativa.
Schultz con H. Wallnöfer[14],[15], ma anche con Durand de Busingen [16], G. Kühnel [17] K. Rosa [18], sviluppa la prima prospettiva (Training Autogeno Superiore ad orientamento analitico di Schultz / Wallnöfer) , con W.Luthe la seconda [19]-neutralizzazione autogena- e con K.Thomas la prospettiva psicagogica pedagogica [20]
Schultz non ha bisogno di creare un proprio modello psicologico e psicopatologico perchè può usufruire della teoria psicodinamica, che ha preso l'avvio con Freud.
Questa enorme quantità di materiale preconscio e inconscio emerge, ritorniamo a precisare, in perfetto stato di coscienza e pertanto ciò rende, a volte, quasi automatica la sua integrazione con il conscio; il messaggio che il soggetto riceve dal suo profondo a volte è chiaro e contiene la carica emozionante sufficiente a spingerlo ad un cambiamento positivo. In serie di sedute, in stato autogeno, nuove immagini e associazioni libere potranno completare il puzzle ed è sempre possibile integrare il lavoro con il ricorso alle tecniche proprie della terapia analitica.
Ciò ha preso l'avvio con Freud; questi, nel tentativo di far emergere traumi rimossi senza indurre stato ipnotico, era ricorso all'espediente di premere una mano sulla fronte della paziente e di chiederle cosa aveva visto e che cosa le passava per la mente[21] "....fui stupito io stesso che mi venisse comunicato ciò che mi occorreva....".
I.H.Schultz ha inventato il metodo e l'allenamento ad acquisire questa capacità. S.Freud aveva già capito che l'emersione del trauma rimosso non è sufficiente [22]; ciò che emerge, in stato autogeno, non è solo il trauma rimosso ma completi e complessi messaggi che il soggetto manda a se stesso; è l'allargamento, da rigagnolo a fiume imponente, del concetto di S.Freud di catarsi/abreazione come deflusso [23] (vedi i 152 esempi in " Nel labirinto con il filo di Arianna" - nota N° 5). In questo modo I.H. Schultz crea anche un parziale By-pas all'analisi delle resistenze in quanto il Training Autogeno assolve proprio la funzione di "scoprire" e attua quanto, o più di quanto, S.Freud si propone di fare attraverso l'analisi delle resistenze: "....il medico scopre le resistenze ignote all'ammalato e, solo in seguito al superamento di queste resistenze l'ammalato, spesso senza alcuna fatica, racconta la situazione e le connessioni dimenticate" [24].
Per quanto riguarda poi la gestione del transfert questo prende una sua specifica peculiarità nella terapia autogena, ma per questo rimandiamo a pag. 96 del libro: Il training Autogeno in quattro stadi (nota N° 6).
6) neutralizzazione autogena e catarsi
Già nel Training Autogeno inferiore si possono osservare fenomeni di questo tipo: Il soggetto, durante una seduta vede un'immagine, o una scena, o sente una forte emozione, o sensazione riferibili a insiemi di esperienze vissute negativamente o positivamente. A volte riesce a capire a quale evento, o serie di eventi, il vissuto si riferisca ma , altre volte , il tutto rimane razionalmente non spiegabile. Alcune volte il soggetto abbandona l'allenamento e lo riprende solo dopo, o se, si è fatta un'analisi del vissuto e delle resistenze emerse. Altre volte la persona supera da sé la difficoltà.
Di solito si verifica, sia nel caso in cui si sia analizzato il vissuto sia nel caso in cui nulla si sia fatto, che, nei giorni o nelle sedute successive, si ripeta il tutto ma con una emozione negativa di intensità minore; le successive ripetizioni portano a rivivere le immagini, le scene ecc. nel più completo distacco. Di solito, dopo questi fatti si determina un miglioramento clinico del soggetto.
Tutto ciò, anche in altri tipi di terapie, viene spiegato come risultato di una emersione e liberazione di contenuti rimossi, ma a nostro avviso questa non è una spiegazione sufficente.
Negli stadi superiori del Training Autogeno questo fenomeno diventa uno degli assi portanti della terapia; a volte sono sequenze di sedute, incentrate attorno ad una tematica unica, che si snodano automaticamente lungo questo fenomeno positivo (per esempio soggetti con esperienze di abbandono nel secondo semestre del primo anno di vita hanno una serie di sedute in cui si sentono continuamente sprofondare e cadere nel vuoto finchè, finalmente, si visualizzeranno camminare in luoghi solidi; vedi ad esempio il sogg. N° 405 , pag.85 del libro: "Nel labirinto con il filo di Arianna" (nota N° 5).
Un fenomeno simile è quello delle " scariche autogene" nel T.A.I. studiate maggiormente da W.Luthe 3 Attraverso analisi statistiche di tali sensazioni "strane", che si verificano spontaneamente in maggior o minor quantità in ogni persona che effettui allenamento autogeno, ha potuto constatare che esse tendono a diminuire con il progredire dell'allenamento; la loro frequenza inoltre è inversamente proporzionale al progredire del benessere del soggetto.
W.Luthe 3 ha formulato l'ipotesi che si tratti di un meccanismo neurofisiologico / psicologico di assestamento automatico della realtà psicofisica durante lo stato autogeno, e, a mio avviso, di ogni stato di "veglia passiva". E' questo l'allargamento, di vissuti e sensazioni di ogni tipo, del concetto di catarsi / abreazione / deflusso prima citato.
W.Luthe3 ha esteso tale spiegazione anche ai fenomeni "immagini", come prima definite, che si verificano sporadicamente nel T.A.I. e in forma massiccia in qualsiasi modalità del T.A.S.
I sottoscritti, avendo come gli altri terapeuti di T.A.constatata la realtà del fenomeno, propongono una spiegazione che, contenendo anche la spiegazione di W. Luthe, dà una visione unitaria del concetto di analisi, di catarsi e di neutralizzazione autogena (vedi libro citato a nota 6 , pagg 60/62 e 98/102; alle pagg. 83/84 il concetto di catarsi come conseguenza di una "analisi" intesa come scissione di "pacchetti di esperienze sincretiche").
A questo punto è doveroso precisare che il modello metapsicologico, elaborato dallo studio Gastaldo / Ottobre, che si intravvede nel libro sopra citato, e verrà ampiamente esposto in un lavoro successivo, non è una rottura, ma una continuazione delle premesse poste da Schultz e suoi allievi e comunque non riguarda specificatamente nulla di quanto detto finora in questo scritto; per quanto riguarda poi l' iter autogeno in quattro stadi, proposto nello stesso libro, va considerato uno dei possibili iter potenzialmente costruibili con quel complesso, completo, flessibile sistema di psicoterapia che è la psicoterapia autogena.
Il fissare l' iter in stadi così definiti è stata solo una esigenza di validazione statistica.
Da vent' anni, attraverso l'esperienza di circa 3000 soggetti, trattati con terapia autogena protratta per ogni persona "quanto basta", abbiamo studiato, sperimentato, validato ogni componente della costruzione sia del modello metapsicologico sia dell'iter.
Ogni variazione di insegnamento, rispetto a quello tradizionale del T.A., è stata puntualmente e a lungo sottoposta ad analisi critica e a validazione, anche statistiche, dei risultati. Tutto ciò che abbiamo raggiunto non è altro che: una ulteriore validazione di ciò che già esisteva e l'avere tentato spiegazioni complementari della prassi e dei fenomeni già noti.
7) autonomia
Credo sia scopo di ogni psicoterapia favorire la acquisizione di una vera e completa autonomia del sog. in terapia. Nel training autogeno l'autonomia diventa anche il metamessaggio della costruzione terapeutica in sè ed è anche questo un asse portante che dà specificità a questo sistema.
Al soggetto che viene in terapia e chiede: "guariscimi ! " la prassi terapeutica risponde per il terapeuta: "Ti insegno e ti consegno una modalità con la quale, attraverso un lavoro psicologico su te stesso, potrai raggiungere tanti traguardi; il terapeuta, che ha percorso prima di te questa strada, può indicartela, ma il lavoro, e quindi il merito dei risultati, è tuo. Il Terapeuta è a tua disposizione per indicarti come svolgere il lavoro e ti darà le garanzie perchè tu possa svolgerlo nei modi migliori ma solo tu, scoprendo la tua originalità e specificità, puoi realizzare te stesso. Questo metamessaggio è presente chiaramente sia nel Training Somatico che nelle varie modalità, o stadi, di quello Superiore.
8) terapia "quanto basta"
Oggi abbiamo tutti fretta e quindi sono di moda le terapie brevi; questo è ottimo quando si voglia solo rimuovere quel granellino di polvere, negli ingranaggi della psiche, per poter così correre ancora più in fretta.
Dice H.Wallnöfer in un articolo già citato alla nota N° 15 ".....un metodo, di derivazione prevalentemente fisiologica e neurofisiologica orientato secondo la psicologia del profondo, da abbinare a tecniche psicoanalitiche per conseguire le comuni finalità dell'autoconoscenza, dell'autoevoluzione, della proficua e definitiva demolizione delle resistenze e per raggiungere nel contempo livelli profondi dell'umano essere"
Per questa meta ambiziosa non si può avere fretta : " lavorerai quanto basta; non quanto basta al terapeuta ma a te stesso". Non avendo fretta, non soggiacendo all'imperativo "sbrigati ", molte volte si finisce con il fare meglio e più presto.
Senza ricercare prognosi difficili, e forse utopiche, si inizia subito l' insegnamento del T.A.I. (8 / 10 sedute, in due mesi, sono certamente poca cosa)
Molte persone raggiungono un risultato per loro soddisfacentee pertanto si accorgeranno di aver svolto una terapia breve ( la maggior parte di queste persone non soffrono di disturbi lievi, ma di patologie consistenti; vedi l'ampio studio statistico presentato nel capitolo IV° del libro citato alla nota N° 6); avranno comunque imparato un mezzo di lavoro, per la loro autoevoluzione, valido per tutta la vita.
Le altre persone, oltre ad aver comunque raggiunto certi risultati, prenderanno atto che sarà opportuno aggiungere nuovo lavoro e, ciò che hanno fatto, non va certo sprecato, ma è un prezioso piedistallo per proseguire l'ascesa.
Altra tappa, altre persone che raggiungeranno i risultati voluti e nuova metodica per lavorare su di sè per tutta la vita ( siamo ad una terapia medio breve).
Ci sono persone i cui segni biologici stampati da esperienze sbagliate sono talmente profondi che per rimuoverli, anche solo parzialmente, bisogna accumulare una quantità di lavoro enorme.
Per queste persone la terapia autogena prevede una prosecuzione del cammino fino a quanto sarà necessario, anche per molti anni, ma le sedute con il terapeuta saranno sempre alquanto limitate perché un asse di questa terapia consiste in un costante e continuo lavoro a domicilio con il T.A.I. e con i vari tipi di Training Superiore e a ciò si ricorre il più possibile per ogni paziente.
Anche questo elemento conferisce specificità e originalità a questo sistema terapeutico; ingrana perfettamente con tutti gli altri contribuendo alla compatezza e completezza del sistema.
B) Preparazione dei terapeuti di psicoterapia autogena
Ciò che emerge, durante lo stato autogeno, a volte anche in sequenze di un'ora e più, è molto complesso: sensazioni, immagini, convinzioni, modalità di azione e reazione, emozioni, movimenti, ricordi reali o simbolizzati ecc..Il tutto si integra in sequenze attraverso le quali il soggetto dà a se stesso uno o più messaggi.
In questo lavorio interiore si scindono pacchetti di esperienze sincretici e si ricompongono altri in nuove sintesi.
Alle volte sembrano emergere, pari pari, pagine in cui S. Freud racconta dinamiche, problemi, fantasmi inconsci; altre volte sembrano pagine di C. Jung, o di E. Erikson, di M. Klein, O. Ranc, W. Reich, E. Berne ecc., altre volte ancora, in un'unica sequenza, si mescolano vissuti ognuno interpretabile secondo gli studi e le scoperte di diversi degli autori citati o di altri ancora (ancora una volta, per avere anche solo una pallida idea di tutto ciò rimandiamo al libro già citato alla nota 5 e alla parte terza di questo scritto).
Attraverso questi vissuti abbiamo constatato come le varie scoperte dei diversi studiosi non si escludano ma anzi si integrino. Ciò che massimamente dobbiamo fare è ascoltare con umiltà e meraviglia quello che emerge; quello che è stato scoperto, da tutti gli studiosi messi insieme, è ben poca cosa rispetto a ciò che esiste in ogni cervello. Le realtà che meno conosciamo sono le strette relazioni e interdipendenze fra ciò che si esplicita come somatico e quello che si esplicita come psichico e come arrivare all'uno dall'altro e viceversa.
Nei corsi quadriennali, per la preparazione di psicoterapeuti di psicoterapia autogena, che l'A.I.R.D.A. ha organizzato, abbiamo constatato quanto segue:
- i primi due anni, circa ottocento ore, son state in gran parte occupate nell'ascolto di cassette con centinaia di vissuti emersi in stato autogeno e dallo studio e riflessione su tale materiale. Gli allievi hanno studiato il collegamento fra sensazioni corporee, "fantasmi", emozioni, convinzioni; fra ciò che nel T.A.I. era emerso, magari come "scarica autogena", e successivamente si era esplicitato nel Training Superiore. Hanno colto i meccanismi di azione di tale sistema terapeutico, già prima vissuti in se stessi nel loro lavoro personale; hanno contemporaneamente rivisitato la psicologia e la psicopatologia dell'età evolutiva partendo dai vissuti ascoltati (nessuna scuola, di qualsiasi indirizzo psicoterapico, che non abbia questo materiale, può dare questa preparazione per questo tipo preciso di sedute).
- Gran parte del primo anno è stato speso a visitare i vissuti, in stato autogeno, che si riferiscono alla formazione del sè ed alla psicopatologia del vissuto del sè.
- Solo a questo punto, gli allievi, erano appena appena in grado di affrontare i problemi pratici della gestione del training inferiore e successivamente, nel quarto anno, delle varie modalità di quello superiore con i connessi problemi derivanti dalla gestione delle resistenze e del transfert che, come abbiamo, detto presentano molte diversità rispetto all'analisi classica.
- La tecnica del training inferiore e superiore sembra semlice, ma non lo è assolutamente quando il T.A. non viene concepito come una semplice ninna nanna per rilassarsi, ma uno strumento per essere più pienamente se stessi. Ogni ostacolo, all'ascolto e al contatto intimo con sè, diventa insuperabile se il terapeuta non ha sperimentato in sé, e rivisitato attravertso i vissuti di tanti altri, qual'è l'atteggiamento interiore non corretto da superare. Questo spiega perchè la maggior parte di operatori di training autogeno denunciano il fatto che, finito l'insegnamento, pochissimi continuano l'allenamento.
Imparare a indicare come lavorare su tali atteggiamenti diventa "tecnica " incredibilmente molto sofisticata e difficile da insegnare e apprendere specialmente se non si ha davanti la meta a cui condurre i discenti.
- I due bienni con queste due focalizzazioni, e tutto quello che gravita attorno, sono sembrati a tutti estremamente brevi e soprattutto gli allievi hanno rilevato la necessità di integrare con altri anni o con una nutrita supervisione.
C) Esempi di vissuti in stato autogeno
Due sedute di Terapia Immaginativa Analitica Autogena (T.I.A.A.) dell'iter autogeno in 4 stadi di Gastaldo-Ottobre [25]
Chi non conosce i vissuti emergenti in stato autogeno difficilmente può farsi un'idea esatta di ciò che si intende quando si dice: "Lunghe sequenze di immagini, sensazioni, associazioni libere.....ecc."; per questo riportiamo due di tali sedute di una stessa paziente.
Nella seduta N° 62 affronta una delle tematiche più importanti per lei ed effettua uno dei tanti passi decisivi nel suo lavoro terapeutico; da allora ha iniziato ad avere meno problemi nei rapporti sessuali con il marito, ma anche ha cominciato a diminuire il suo fortissimo senso di inferiorità che la portava ad aver bisogno del supporto e dell'approvazione di altre persone per fare qualsiasi cosa.
Nella seduta N° 80 siamo nella dirittura d'arrivo del processo terapeutico e la paziente ormai ha raggiunto un buon grado di autonomia. E' molto ben delineato in questo vissuto il suo travaglio per integrare in sè mente e corpo; vuole integrare pure la parte nuova di sè, che in parte ha già costruito, con la parte vecchia, fonte del suo non vivere (la propria parte oscura che definisce "ombra") che comunque non vuol perdere. La soluzione si prospetta in un "ricominciare ex novo", in una "rinascita" anche se questi primi passi sono ancora un po' incerti.
La paziente ci fa rivivere più pagine di S.Freud nella seduta N°62 e più pagine di C.G.Jung nella N°80 ma lei non le conosceva assolutamente; questo sembra un miracolo ma, di miracolo, ne compie un secondo; dalle due sedute i due amici/nemici si librano nell'aria come due fantasmi e si danno la mano.
(Legenda: ...pausa del sog. fino a uno o due minuti; (pausa lunga) pausa di più minuti; tra parentesi [ ] commenti aggiunti in questo articolo; S = soggetto, T = terapeuta).
Sogg. n° 911 (F.) - T.I.A.A. n° 62 del 22-01-1992.
S. - ...Continuo a girare le pagine alla ricerca di qualcosa. ... Mi rendo conto che la colpa è solo mia, che non so cogliere... eppure lo vorrei tanto. (Lungo silenzio) Sento il bisogno di manifestare questo stato d'animo di scontentezza, di tristezza, di ... ma non posso, non mi capirebbero. ...Allora devo continuare nell'apparenza ad essere soddisfatta ... serena ... Mi sembra di ricordare quando ero piccola, forse all'asilo. ... Mi vedo anche con mia madre, non potevo piangere ... dovevo ... non dovevo arrabbiarmi, non dovevo piangere, dovevo essere come volevano loro ... Infatti mi vedo all'asilo e poi mi vedo ancheall'osteria[i genitori gestivano quell'osteria e lì abitavano], ma io non sto bene in nessuna parte, non voglio stare all'asilo però non voglio nemmeno restare all'osteria ... Da nessuna delle due parti trovo affetto, né da mia madre né dalle suore, mi sento una cosa scaricata di qua e di là .... Sento una gran voglia diripagarmi per quello che mi hanno fatto ... Mi dico: "perchè io adesso devo essere comprensiva, buona, quando tu non mi hai dato niente?" ... Una rabbia, che cerco di dominare, ma che ho tutta dentro .... Vorrei poter lasciarmi andare a questa aggressività ... ma non riesco .... Mi rendo conto di essere impotente, allora mi lascio andare in questa voragine perchè non ho più voglia di lottare .... Mi sembra assurdo, ma non ho voglia di vivere ... Sento di dare fastidio alla gente ... mi sento un'intrusa inutile .... Mi sto dicendo che devo imparare a vivere per me stessa, ma non so da che parte cominciare .... E' come se l'immagine di mio marito mi bloccasse.
T. - Come la vede questa immagine?
S. - Cerco di farmi spazio e lui mi si para davanti .... così quasi non mi muovo, il suo corpo mi tocca ... il suo sguardo ...
T. - Cosa c'è dentro questo corpo, questo sguardo? Perchè ha così tanto potere su di lei? Provi a guardare profondamente che cosa le rappresenta!.
S. - Mi sembra di essere passata da un domìnio all'altro ... Un po' mi fa paura. In questo momento non mi fa paura la solitudine, ma la sua figura, .... il suo corpo mi dà fastidio .... il contatto fisico non so ... come mi pesasse addosso.
T. - E questo le richiama alla mente qualcosa?
S. - Sì. Il rapporto sessuale.
T. - Il suo rapporto sessuale con lui oppure altri rapporti sessuali?
S. - In questo momento con lui, ma io non ho avuto altri rapporti sessuali; solo con lui ...
T. -Nella sua mente ci può essere qualche paura connessa a qualcosa?
S. - Il suo corpo mi schiaccia; non so! Mi viene in mente mio padre.
T. - Che relazione può esserci tra suo padre e il corpo che schiaccia?
S. - Mia madre! ... Mi sembra di vedere un loro rapporto.[26] Io sono in camera con loro, vedo queste sagome .... mi sembra di essere seduta nel letto ... sto osservando questi corpi; sono così immobile, come fossi, non so ... risvegliata in quel momento, un po' assonnata, un po' stupìta ... Mi sembra di diventare sempre più piccola ... fino a sparire. Mi sento in un gatto sotto il letto .... forse non voglio vedere ... mi rifiuto di aver visto ... che mi ritrovo in un corpo di un gatto, il gattino non sa, il gattino non parla ....
LA PSICOTERAPIA AUTOGENA - ATTUALE SISTEMA PSICOTERAPEUTICO (1)
A) punti qualificanti
1) Unità e continuum psiche soma
Non è certamente I. H. Schultz l'unico a sostenere il principio dell'unità psicosomatica, ma è stato colui che ha posto tale principio come asse portante di tutta la prassi terapeutica da lui strutturata. Il Training Autogeno, qualificabile come "Psicoterapia Autogena", è una terapia “bionomica”, infatti ha come finalità il riportare l’individuo, nella sua interezza (psiche e soma), alle leggi della vita; per Schultz la bionomicità è la caratteristica essenziale per ogni tipo di psicoterapia. Assetti neurovegetativi e somatici, che si manifestano attraverso sensazioni fisiche o altri segni somatici rilevabili, sono sempre correlati con vissuti psichici consci o inconsci; con modalità appropriate si può risalire dagli uni agli altri e viceversa (continuum psiche-soma). Lo Psicoterapeuta di Training Autogeno è costantemente attento a tali correlazioni e, attraverso queste, tende a penetrare l'essenza dei meccanismi sottesi.
Nel Training Autogeno Basale o Somatico il punto focale è accostarsi a se stessi, e quindi conoscersi. Attraverso questo intimo contatto, si impara una migliore gestione di sé. L'accostamento avviene partendo dalla facciata fisica della propria unità psicosomatica; lo stimolo di partenza è dato da parole come: pesante, caldo ecc. che indirizzano verso la facciata somatica. L'ascolto inizialmente è rivolto alle sensazioni fisiche, ma le risposte che emergono sono date da ogni parte della realtà psicosomatica e su di esse s'incentrano i meccanismi di guarigione e l'attività psicoterapica (vedi più avanti il concetto di "autogonon").
Nel Training Autogeno Superiore si parte da stimoli riferiti a concetti simbolici, come ad es.: colori, mare, montagna, vaso, spada, figure geometriche, concetti astratti ecc.; se gli stimoli sono prettamente simbolici, le risposte che emergono sono comunque ancora espressione di tutta la realtà psicosomatica e, anche in questo caso, su di esse si incentrano i meccanismi di guarigione e l'attività psicoterapeutica; nelle sedute di T.A.S., il Training Autogeno Basale rappresenta la porta d'ingresso e l'impalcatura fondamentale.
La finalità psicoterapica è il riordino di meccanismi e di risposte, verso il mondo interno e verso il mondo esterno, dell'unità psicosomatica.
Le recenti acquisizioni in campo neurobiologico attualizzano gli assunti di I.H.Schultz, già così ampiamente e scientificamente descritti dallo stesso autore del metodo[2] e dai suoi allievi, H. Wallnoefer, W.Luthe[3] ecc..
L'insieme di esperienze, stimolazioni, immagazzinate nei momenti cruciali della maturazione del nostro sistema nervoso e quando tale maturazione è già avvenuta, influiscono sulla formazione e sulla modulazione delle sinapsi, sul completamento dell'albero dendritico e nella mielinizzazione degli assoni. La struttura che così si plasma sottende i meccanismi mentali di elaborazione delle esperienze e di risposte alla realtà [4].
Dice E.R.Kandel ( vedi nota N°4.), uno dei più quotati neurobiologi del mondo: "....Il secondo stadio, quello della efficacia funzionale e della fine modulazione delle sinapsi appena sviluppate, ha luogo durante periodi critici precoci dello sviluppo e richiede un tipo appropriato di stimolazione ambientale. Il terzo stadio, rappresentato dalla regolazione dell' efficacia sinaptica a breve e a lungo termine, avviene negli stadi successivi della vita ed è determinato dall'esperienza giornaliera.............I fattori ambientali e l'apprendimento permettono l'espressione di queste capacità latenti modificando l'efficacia di vie preesistenti e determinando quindi la comparsa di nuovi tipi di comportamento."
Le esperienze entrano e plasmano il cervello, attraverso gli organi di senso, venendo registrate e catalogate dal cervello come "insieme di sensazioni".
Nel T.A. Basale o Somatico il fulcro è rappresentato dalle sensazioni e, attraverso queste, emergono e si incontrano le realtà, i vissuti, i meccanismi ad esse connesse. Questo facilita quell'incontro con tutta quella realtà psichica e psicosomatica che, negli stadi formativi del neonato, precede il nascere del pensiero (Nei vari tipi di Training Superiore l'emergere di vissuti, con sensazioni reali di traumi avvenuti per esempio in parti distocici, sono una cosa non rara [5]).
Nel primo anno di vita le esperienze che plasmano alcuni circuiti neuronali del bambino sono fondamentalmente quelle riconducibili alle transazioni con la, o le, figure adulte, "madre", che lo allevano. La comunicazione che avviene non è verbale ma tonico emozionale, anche quando è tramite suoni-parole; viene recepita e registrata dal cervello come "sensazioni".
Lo "Stato Autogeno " favorisce l'emergere delle sensazioni e molto spesso di quelle sensazioni in cui la distorta tonicità della "madre", ha impresso paure, conflitti, modalità di reazione al mondo controproducenti: distorta tonicità della "madre" quando è depressa, quando è impaurita, quando non accetta il bambino o quel bambino, quando allatta ed ha fitte terribili per ragadi al seno, quando non capisce il vero bisogno del figlio ma proietta e accontenta i propri bisogni, quando il bambino ha dolori in bocca durante l'alattamento perchè ha il mughetto, quando avverte la mancanza di sensazioni note perchè la madre è assente e l'accudisce un'altra persona ecc. Attraverso i vissuti del T.A.I. e del T.A.S. abbiamo ritrovato i concetti espressi da Melania Klein [6],[7].
Anche solo questo caposaldo della psicoterapia Schultziana sarebbe sufficiente a darle peculiarità, originalità e dignità di modello terapeutico; inoltre il cumulo di studi, esperimenti, esperienze validanti è molto consistente.
2) Allenamento
I. H.Schultz introduce, per la prima volta nella storia della psicoterapia, l'allenamento come uno degli assi portanti della stessa.
Anche l'introduzione di questo concetto è di una attualità impressionante e si salda strutturalmente con gli altri punti del sistema Schultziano.
Riprendiamo ancora le ultime acquisizioni della neurobiologia riportando, una per tutte, le deduzioni di E.R. Kandel che a pag 881, dell'opera prima citata, dice testualmente: "invece di distinguere le diverse forme mentali secondo criteri biologici o non biologici è più esatto porci i seguenti problemi per ogni tipo di malattia mentale: in che misura l'alterazione biologica è determinata da fattori genetici ed evolutivi e in che misura invece è determinata da fattori ambientali e sociali? Anche nelle alterazioni mentali che hanno una radice sociale più profonda il risultato finale è di tipo biologico, in quanto è l'attività mentale stessa che viene modificata. Perciò se gli interventi di tipo sociale, come la psicoterapia o i consultori, sono utili, lo sono in quanto agiscono, anzi devono agire sul cervello e con ogni probabilità sulle connessioni fra le cellule nervose."
Quando migliaia di esperienze, di un certo segno, hanno tracciato nel cervello "segni" biologici non possiamo pretendere che tali "segni" si modifichino miracolosamente con una sola, o poche, esperienze di segno contrario. Possiamo ragionevolmente presupporre che occorreranno stimolazioni ad hoc ripetute più e più volte, ed è ciò che è emerso con la prassi. Questo attualizza l'originale impostazione di Schultz di fare dell'allenamento un asse portante non solo del T.A.B. ma anche del T.A.S..( come per il T.A.B. anche per il T.A.S il paziente si allena a casa nei vari esercizi).
(Il Dott. M.Prior, in una ricerca su 604 pazienti, che hanno fatto il T.A. presso lo studio Gastaldo-Ottobre, ha confermato, con una rigorosa analisi statistica, ciò che I.H.Schultz aveva rilevato [8] e cioè una diminuzione, statisticamente significativa, dell'ansia e della depressione in relazione alla regolarità dell'allenamento [9]).
Anche questa caratteristica contribuisce a conferire originalità, peculiarità, e dignità di modello terapeutico alla psicoterapia autogena.
3) Stato Autogeno
Freud abbandona l'ipnosi, e imbocca la via delle associazioni libere; vuole far emergere contenuti inconsci in piena coscienza; scrive Freud [10] : "...La storia della psicoanalisi vera e propria ha inizio con l'innovazione tecnica della rinuncia all'ipnosi" pag 353: "...subito dopo con la rinuncia all'ipnosi, ci si impose il compito di scoprire, attraverso le associazioni libere, dell'analizzato, ciò che egli non riusciva a ricordare".
Nelle associazioni libere lo stato di coscienza è di "veglia passiva" e l'atteggiamento di fondo è "lascio che accada": non si seguono le direttive della razionalità ma si lascia che accada una associazione data da collegamenti inconsci.
Schultz inventa una modalità e un allenamento per potenziare questa naturale possibilità e capacità dell'uomo. Lo stato di coscienza, che si verifica in momenti molto brevi nelle associazioni libere, può, mediante un apposito allenamento, mantenersi a lungo permettendo così , a lunghissime sequenze di "immagini" e di associazioni inconsce o sub-consce, di emergere in perfetto stato di coscienza; è cio che si ottiene con l'allenamento con il Training Autogeno quando è appreso come veramente autogeno. Per stato autogeno non si intende "stato di coscienza proprio del Training Autogeno", ma quello stato di coscienza di "veglia passiva" che può ottenere, facilmente ed abbondantemente, chi è ben allenato con il T.A.; è tuttavia ben presente anche in alcuni stati usuali di veglia particolare (per una sintetica esposizione del concetto di stato autogeno, di veglia passiva, di "lascio che accada"e di come ci si allena a questo, vedi da pag 19 a pag 45 del libro citato alla nota 6)
Per capire quanto detto il lettore deve discostarsi dall'usuale concetto di Training Autogeno quale di solito viene proposto in Italia, ma non solo in Italia, basato fondamentalmente sulla suggestione o sull'autosuggestione. Il T.A. di Schultz è Autogeno e non Eterogeno come viene ben specificato dall'autore del metodo: "Soprattutto è indispensabile per l'allenamento autogeno rivolgersi verso l' interno in (situazione di) perfetto silenzio; un qualsiasi parlare accompagnatorio da parte dei conduttori dell'esperimento, oppure dischi, trasforma, portando indietro, il procedimento (la tecnica) in un eterogeno ipnoidizzare, in una lieve eteroipnosi di vecchio stile" [11].
Si è aggiunto un nuovo elemento, di una costruzione razionale complessa e completa, che si salda ai precedenti e al successivo: stante l'unità ed il continuum psiche/soma, attraverso un allenamento ad hoc, si costruisce una capacità a mantenere, per un certo periodo, una contemporaneità conscio/ inconscio " stato autogeno" che diventa la culla dell' autogonon e rende possibile e proficua l' analisi e la catarsi per un processo di autentica autonomia che si realizza in tempi variabili a seconda delle condizioni del soggetto - concetto di: "terapia quanto basta".
4) Autogonon
Parola di tardo greco adoperata da Nonno, commentatore del vangelo di S. Giovanni, per dire che Dio non è stato creato/generato, ma si è "generato da sé" [12].
Autogonon significa:
a) il soggetto stesso genera, una certa condizione, in se stesso " stato autogeno" mediante una metodica ed un allenamento; tale condizione non è quindi generata da altra persona (come abbiamo visto Schultz non ammette che qualcuno parli, detti le frasi " il braccio è pesante" ecc. a chi fa il training).
b) ciò che si è "generato da sé" in noi; ciò che non è frutto di una suggestione momentanea, di falsi bisogni, bensì quello che sono i nostri vissuti più intimi e personali, i nostri meccanismi, gli atteggiamenti attraverso i quali ci rapportiamo al mondo; dice Schultz: "In modo morbido e passivo il Training Autogeno porta inavvertitamente ad un processo di maturazione che si svolge sulla via della più libera autorealizzazione....questa deve prendere forma solo e soltanto da ciò che è il patrimonio interiore dell'individuo, il mondo dei propri atteggiamenti interiori, il contenuto delle "immagini" che ognuno di noi porta in sé[13]
A proposito di immagine riporto la definizione data nel libro già citato: "Il Training Autogeno in quattro stadi" a pag 84: "Le immagini di cui parliamo non sono le "immagini visive", ma ogni forma di pseudo-allucinazione: visiva, auditiva, olfattiva, gustativa, cenestesica, ogni parola reale o metaforica, ogni sensazione, ogni gesto o movimento non casuali, ma tendenti ad essere "immagine" di un quid che ci appartiene ma non conosciamo" (vedi anche il libro citato alla nota 5 "Nel labirinto con il filo di Arianna" a pag 215)
Precisato ciò possiamo ora chiederci quali meccanismi psicopromozionali e psicoterapeutici vengono messi in moto dalla massa enorme di "immagini", da questa enorme sequenza di associazioni libere, che emergono in piena coscienza in soggetti in stato autogeno.
5) Analisi
Dobbiamo prendere atto che: psicoanalisi, terapie immaginative e training autogeno, come del resto anche altre espressioni culturali come ad es. il surrealismo, nascono dallo stesso humus culturale, comprendente anche le intuizioni sviluppatesi con l'ipnosi. Questa rivela la presenza di contenuti e meccanismi psichici non consci (tale realtà viene recentemente confermata dalle acquisisioni della neuropsicologia attinenti alla memoria).
Elaborati e applicati i concetti di "stato autogeno" e di "autogonon" diventa spontaneo e inevitabile per Schultz, ancora prima del 1932, imboccare la strada del Training Autogeno Superiore che è contemporaneamente terapia analitica e terapia immaginativa.
Schultz con H. Wallnöfer[14],[15], ma anche con Durand de Busingen [16], G. Kühnel [17] K. Rosa [18], sviluppa la prima prospettiva (Training Autogeno Superiore ad orientamento analitico di Schultz / Wallnöfer) , con W.Luthe la seconda [19]-neutralizzazione autogena- e con K.Thomas la prospettiva psicagogica pedagogica [20]
Schultz non ha bisogno di creare un proprio modello psicologico e psicopatologico perchè può usufruire della teoria psicodinamica, che ha preso l'avvio con Freud.
Questa enorme quantità di materiale preconscio e inconscio emerge, ritorniamo a precisare, in perfetto stato di coscienza e pertanto ciò rende, a volte, quasi automatica la sua integrazione con il conscio; il messaggio che il soggetto riceve dal suo profondo a volte è chiaro e contiene la carica emozionante sufficiente a spingerlo ad un cambiamento positivo. In serie di sedute, in stato autogeno, nuove immagini e associazioni libere potranno completare il puzzle ed è sempre possibile integrare il lavoro con il ricorso alle tecniche proprie della terapia analitica.
Ciò ha preso l'avvio con Freud; questi, nel tentativo di far emergere traumi rimossi senza indurre stato ipnotico, era ricorso all'espediente di premere una mano sulla fronte della paziente e di chiederle cosa aveva visto e che cosa le passava per la mente[21] "....fui stupito io stesso che mi venisse comunicato ciò che mi occorreva....".
I.H.Schultz ha inventato il metodo e l'allenamento ad acquisire questa capacità. S.Freud aveva già capito che l'emersione del trauma rimosso non è sufficiente [22]; ciò che emerge, in stato autogeno, non è solo il trauma rimosso ma completi e complessi messaggi che il soggetto manda a se stesso; è l'allargamento, da rigagnolo a fiume imponente, del concetto di S.Freud di catarsi/abreazione come deflusso [23] (vedi i 152 esempi in " Nel labirinto con il filo di Arianna" - nota N° 5). In questo modo I.H. Schultz crea anche un parziale By-pas all'analisi delle resistenze in quanto il Training Autogeno assolve proprio la funzione di "scoprire" e attua quanto, o più di quanto, S.Freud si propone di fare attraverso l'analisi delle resistenze: "....il medico scopre le resistenze ignote all'ammalato e, solo in seguito al superamento di queste resistenze l'ammalato, spesso senza alcuna fatica, racconta la situazione e le connessioni dimenticate" [24].
Per quanto riguarda poi la gestione del transfert questo prende una sua specifica peculiarità nella terapia autogena, ma per questo rimandiamo a pag. 96 del libro: Il training Autogeno in quattro stadi (nota N° 6).
6) neutralizzazione autogena e catarsi
Già nel Training Autogeno inferiore si possono osservare fenomeni di questo tipo: Il soggetto, durante una seduta vede un'immagine, o una scena, o sente una forte emozione, o sensazione riferibili a insiemi di esperienze vissute negativamente o positivamente. A volte riesce a capire a quale evento, o serie di eventi, il vissuto si riferisca ma , altre volte , il tutto rimane razionalmente non spiegabile. Alcune volte il soggetto abbandona l'allenamento e lo riprende solo dopo, o se, si è fatta un'analisi del vissuto e delle resistenze emerse. Altre volte la persona supera da sé la difficoltà.
Di solito si verifica, sia nel caso in cui si sia analizzato il vissuto sia nel caso in cui nulla si sia fatto, che, nei giorni o nelle sedute successive, si ripeta il tutto ma con una emozione negativa di intensità minore; le successive ripetizioni portano a rivivere le immagini, le scene ecc. nel più completo distacco. Di solito, dopo questi fatti si determina un miglioramento clinico del soggetto.
Tutto ciò, anche in altri tipi di terapie, viene spiegato come risultato di una emersione e liberazione di contenuti rimossi, ma a nostro avviso questa non è una spiegazione sufficente.
Negli stadi superiori del Training Autogeno questo fenomeno diventa uno degli assi portanti della terapia; a volte sono sequenze di sedute, incentrate attorno ad una tematica unica, che si snodano automaticamente lungo questo fenomeno positivo (per esempio soggetti con esperienze di abbandono nel secondo semestre del primo anno di vita hanno una serie di sedute in cui si sentono continuamente sprofondare e cadere nel vuoto finchè, finalmente, si visualizzeranno camminare in luoghi solidi; vedi ad esempio il sogg. N° 405 , pag.85 del libro: "Nel labirinto con il filo di Arianna" (nota N° 5).
Un fenomeno simile è quello delle " scariche autogene" nel T.A.I. studiate maggiormente da W.Luthe 3 Attraverso analisi statistiche di tali sensazioni "strane", che si verificano spontaneamente in maggior o minor quantità in ogni persona che effettui allenamento autogeno, ha potuto constatare che esse tendono a diminuire con il progredire dell'allenamento; la loro frequenza inoltre è inversamente proporzionale al progredire del benessere del soggetto.
W.Luthe 3 ha formulato l'ipotesi che si tratti di un meccanismo neurofisiologico / psicologico di assestamento automatico della realtà psicofisica durante lo stato autogeno, e, a mio avviso, di ogni stato di "veglia passiva". E' questo l'allargamento, di vissuti e sensazioni di ogni tipo, del concetto di catarsi / abreazione / deflusso prima citato.
W.Luthe3 ha esteso tale spiegazione anche ai fenomeni "immagini", come prima definite, che si verificano sporadicamente nel T.A.I. e in forma massiccia in qualsiasi modalità del T.A.S.
I sottoscritti, avendo come gli altri terapeuti di T.A.constatata la realtà del fenomeno, propongono una spiegazione che, contenendo anche la spiegazione di W. Luthe, dà una visione unitaria del concetto di analisi, di catarsi e di neutralizzazione autogena (vedi libro citato a nota 6 , pagg 60/62 e 98/102; alle pagg. 83/84 il concetto di catarsi come conseguenza di una "analisi" intesa come scissione di "pacchetti di esperienze sincretiche").
A questo punto è doveroso precisare che il modello metapsicologico, elaborato dallo studio Gastaldo / Ottobre, che si intravvede nel libro sopra citato, e verrà ampiamente esposto in un lavoro successivo, non è una rottura, ma una continuazione delle premesse poste da Schultz e suoi allievi e comunque non riguarda specificatamente nulla di quanto detto finora in questo scritto; per quanto riguarda poi l' iter autogeno in quattro stadi, proposto nello stesso libro, va considerato uno dei possibili iter potenzialmente costruibili con quel complesso, completo, flessibile sistema di psicoterapia che è la psicoterapia autogena.
Il fissare l' iter in stadi così definiti è stata solo una esigenza di validazione statistica.
Da vent' anni, attraverso l'esperienza di circa 3000 soggetti, trattati con terapia autogena protratta per ogni persona "quanto basta", abbiamo studiato, sperimentato, validato ogni componente della costruzione sia del modello metapsicologico sia dell'iter.
Ogni variazione di insegnamento, rispetto a quello tradizionale del T.A., è stata puntualmente e a lungo sottoposta ad analisi critica e a validazione, anche statistiche, dei risultati. Tutto ciò che abbiamo raggiunto non è altro che: una ulteriore validazione di ciò che già esisteva e l'avere tentato spiegazioni complementari della prassi e dei fenomeni già noti.
7) autonomia
Credo sia scopo di ogni psicoterapia favorire la acquisizione di una vera e completa autonomia del sog. in terapia. Nel training autogeno l'autonomia diventa anche il metamessaggio della costruzione terapeutica in sè ed è anche questo un asse portante che dà specificità a questo sistema.
Al soggetto che viene in terapia e chiede: "guariscimi ! " la prassi terapeutica risponde per il terapeuta: "Ti insegno e ti consegno una modalità con la quale, attraverso un lavoro psicologico su te stesso, potrai raggiungere tanti traguardi; il terapeuta, che ha percorso prima di te questa strada, può indicartela, ma il lavoro, e quindi il merito dei risultati, è tuo. Il Terapeuta è a tua disposizione per indicarti come svolgere il lavoro e ti darà le garanzie perchè tu possa svolgerlo nei modi migliori ma solo tu, scoprendo la tua originalità e specificità, puoi realizzare te stesso. Questo metamessaggio è presente chiaramente sia nel Training Somatico che nelle varie modalità, o stadi, di quello Superiore.
8) terapia "quanto basta"
Oggi abbiamo tutti fretta e quindi sono di moda le terapie brevi; questo è ottimo quando si voglia solo rimuovere quel granellino di polvere, negli ingranaggi della psiche, per poter così correre ancora più in fretta.
Dice H.Wallnöfer in un articolo già citato alla nota N° 15 ".....un metodo, di derivazione prevalentemente fisiologica e neurofisiologica orientato secondo la psicologia del profondo, da abbinare a tecniche psicoanalitiche per conseguire le comuni finalità dell'autoconoscenza, dell'autoevoluzione, della proficua e definitiva demolizione delle resistenze e per raggiungere nel contempo livelli profondi dell'umano essere"
Per questa meta ambiziosa non si può avere fretta : " lavorerai quanto basta; non quanto basta al terapeuta ma a te stesso". Non avendo fretta, non soggiacendo all'imperativo "sbrigati ", molte volte si finisce con il fare meglio e più presto.
Senza ricercare prognosi difficili, e forse utopiche, si inizia subito l' insegnamento del T.A.I. (8 / 10 sedute, in due mesi, sono certamente poca cosa)
Molte persone raggiungono un risultato per loro soddisfacentee pertanto si accorgeranno di aver svolto una terapia breve ( la maggior parte di queste persone non soffrono di disturbi lievi, ma di patologie consistenti; vedi l'ampio studio statistico presentato nel capitolo IV° del libro citato alla nota N° 6); avranno comunque imparato un mezzo di lavoro, per la loro autoevoluzione, valido per tutta la vita.
Le altre persone, oltre ad aver comunque raggiunto certi risultati, prenderanno atto che sarà opportuno aggiungere nuovo lavoro e, ciò che hanno fatto, non va certo sprecato, ma è un prezioso piedistallo per proseguire l'ascesa.
Altra tappa, altre persone che raggiungeranno i risultati voluti e nuova metodica per lavorare su di sè per tutta la vita ( siamo ad una terapia medio breve).
Ci sono persone i cui segni biologici stampati da esperienze sbagliate sono talmente profondi che per rimuoverli, anche solo parzialmente, bisogna accumulare una quantità di lavoro enorme.
Per queste persone la terapia autogena prevede una prosecuzione del cammino fino a quanto sarà necessario, anche per molti anni, ma le sedute con il terapeuta saranno sempre alquanto limitate perché un asse di questa terapia consiste in un costante e continuo lavoro a domicilio con il T.A.I. e con i vari tipi di Training Superiore e a ciò si ricorre il più possibile per ogni paziente.
Anche questo elemento conferisce specificità e originalità a questo sistema terapeutico; ingrana perfettamente con tutti gli altri contribuendo alla compatezza e completezza del sistema.
B) Preparazione dei terapeuti di psicoterapia autogena
Ciò che emerge, durante lo stato autogeno, a volte anche in sequenze di un'ora e più, è molto complesso: sensazioni, immagini, convinzioni, modalità di azione e reazione, emozioni, movimenti, ricordi reali o simbolizzati ecc..Il tutto si integra in sequenze attraverso le quali il soggetto dà a se stesso uno o più messaggi.
In questo lavorio interiore si scindono pacchetti di esperienze sincretici e si ricompongono altri in nuove sintesi.
Alle volte sembrano emergere, pari pari, pagine in cui S. Freud racconta dinamiche, problemi, fantasmi inconsci; altre volte sembrano pagine di C. Jung, o di E. Erikson, di M. Klein, O. Ranc, W. Reich, E. Berne ecc., altre volte ancora, in un'unica sequenza, si mescolano vissuti ognuno interpretabile secondo gli studi e le scoperte di diversi degli autori citati o di altri ancora (ancora una volta, per avere anche solo una pallida idea di tutto ciò rimandiamo al libro già citato alla nota 5 e alla parte terza di questo scritto).
Attraverso questi vissuti abbiamo constatato come le varie scoperte dei diversi studiosi non si escludano ma anzi si integrino. Ciò che massimamente dobbiamo fare è ascoltare con umiltà e meraviglia quello che emerge; quello che è stato scoperto, da tutti gli studiosi messi insieme, è ben poca cosa rispetto a ciò che esiste in ogni cervello. Le realtà che meno conosciamo sono le strette relazioni e interdipendenze fra ciò che si esplicita come somatico e quello che si esplicita come psichico e come arrivare all'uno dall'altro e viceversa.
Nei corsi quadriennali, per la preparazione di psicoterapeuti di psicoterapia autogena, che l'A.I.R.D.A. ha organizzato, abbiamo constatato quanto segue:
- i primi due anni, circa ottocento ore, son state in gran parte occupate nell'ascolto di cassette con centinaia di vissuti emersi in stato autogeno e dallo studio e riflessione su tale materiale. Gli allievi hanno studiato il collegamento fra sensazioni corporee, "fantasmi", emozioni, convinzioni; fra ciò che nel T.A.I. era emerso, magari come "scarica autogena", e successivamente si era esplicitato nel Training Superiore. Hanno colto i meccanismi di azione di tale sistema terapeutico, già prima vissuti in se stessi nel loro lavoro personale; hanno contemporaneamente rivisitato la psicologia e la psicopatologia dell'età evolutiva partendo dai vissuti ascoltati (nessuna scuola, di qualsiasi indirizzo psicoterapico, che non abbia questo materiale, può dare questa preparazione per questo tipo preciso di sedute).
- Gran parte del primo anno è stato speso a visitare i vissuti, in stato autogeno, che si riferiscono alla formazione del sè ed alla psicopatologia del vissuto del sè.
- Solo a questo punto, gli allievi, erano appena appena in grado di affrontare i problemi pratici della gestione del training inferiore e successivamente, nel quarto anno, delle varie modalità di quello superiore con i connessi problemi derivanti dalla gestione delle resistenze e del transfert che, come abbiamo, detto presentano molte diversità rispetto all'analisi classica.
- La tecnica del training inferiore e superiore sembra semlice, ma non lo è assolutamente quando il T.A. non viene concepito come una semplice ninna nanna per rilassarsi, ma uno strumento per essere più pienamente se stessi. Ogni ostacolo, all'ascolto e al contatto intimo con sè, diventa insuperabile se il terapeuta non ha sperimentato in sé, e rivisitato attravertso i vissuti di tanti altri, qual'è l'atteggiamento interiore non corretto da superare. Questo spiega perchè la maggior parte di operatori di training autogeno denunciano il fatto che, finito l'insegnamento, pochissimi continuano l'allenamento.
Imparare a indicare come lavorare su tali atteggiamenti diventa "tecnica " incredibilmente molto sofisticata e difficile da insegnare e apprendere specialmente se non si ha davanti la meta a cui condurre i discenti.
- I due bienni con queste due focalizzazioni, e tutto quello che gravita attorno, sono sembrati a tutti estremamente brevi e soprattutto gli allievi hanno rilevato la necessità di integrare con altri anni o con una nutrita supervisione.
C) Esempi di vissuti in stato autogeno
Due sedute di Terapia Immaginativa Analitica Autogena (T.I.A.A.) dell'iter autogeno in 4 stadi di Gastaldo-Ottobre [25]
Chi non conosce i vissuti emergenti in stato autogeno difficilmente può farsi un'idea esatta di ciò che si intende quando si dice: "Lunghe sequenze di immagini, sensazioni, associazioni libere.....ecc."; per questo riportiamo due di tali sedute di una stessa paziente.
Nella seduta N° 62 affronta una delle tematiche più importanti per lei ed effettua uno dei tanti passi decisivi nel suo lavoro terapeutico; da allora ha iniziato ad avere meno problemi nei rapporti sessuali con il marito, ma anche ha cominciato a diminuire il suo fortissimo senso di inferiorità che la portava ad aver bisogno del supporto e dell'approvazione di altre persone per fare qualsiasi cosa.
Nella seduta N° 80 siamo nella dirittura d'arrivo del processo terapeutico e la paziente ormai ha raggiunto un buon grado di autonomia. E' molto ben delineato in questo vissuto il suo travaglio per integrare in sè mente e corpo; vuole integrare pure la parte nuova di sè, che in parte ha già costruito, con la parte vecchia, fonte del suo non vivere (la propria parte oscura che definisce "ombra") che comunque non vuol perdere. La soluzione si prospetta in un "ricominciare ex novo", in una "rinascita" anche se questi primi passi sono ancora un po' incerti.
La paziente ci fa rivivere più pagine di S.Freud nella seduta N°62 e più pagine di C.G.Jung nella N°80 ma lei non le conosceva assolutamente; questo sembra un miracolo ma, di miracolo, ne compie un secondo; dalle due sedute i due amici/nemici si librano nell'aria come due fantasmi e si danno la mano.
(Legenda: ...pausa del sog. fino a uno o due minuti; (pausa lunga) pausa di più minuti; tra parentesi [ ] commenti aggiunti in questo articolo; S = soggetto, T = terapeuta).
Sogg. n° 911 (F.) - T.I.A.A. n° 62 del 22-01-1992.
S. - ...Continuo a girare le pagine alla ricerca di qualcosa. ... Mi rendo conto che la colpa è solo mia, che non so cogliere... eppure lo vorrei tanto. (Lungo silenzio) Sento il bisogno di manifestare questo stato d'animo di scontentezza, di tristezza, di ... ma non posso, non mi capirebbero. ...Allora devo continuare nell'apparenza ad essere soddisfatta ... serena ... Mi sembra di ricordare quando ero piccola, forse all'asilo. ... Mi vedo anche con mia madre, non potevo piangere ... dovevo ... non dovevo arrabbiarmi, non dovevo piangere, dovevo essere come volevano loro ... Infatti mi vedo all'asilo e poi mi vedo ancheall'osteria[i genitori gestivano quell'osteria e lì abitavano], ma io non sto bene in nessuna parte, non voglio stare all'asilo però non voglio nemmeno restare all'osteria ... Da nessuna delle due parti trovo affetto, né da mia madre né dalle suore, mi sento una cosa scaricata di qua e di là .... Sento una gran voglia diripagarmi per quello che mi hanno fatto ... Mi dico: "perchè io adesso devo essere comprensiva, buona, quando tu non mi hai dato niente?" ... Una rabbia, che cerco di dominare, ma che ho tutta dentro .... Vorrei poter lasciarmi andare a questa aggressività ... ma non riesco .... Mi rendo conto di essere impotente, allora mi lascio andare in questa voragine perchè non ho più voglia di lottare .... Mi sembra assurdo, ma non ho voglia di vivere ... Sento di dare fastidio alla gente ... mi sento un'intrusa inutile .... Mi sto dicendo che devo imparare a vivere per me stessa, ma non so da che parte cominciare .... E' come se l'immagine di mio marito mi bloccasse.
T. - Come la vede questa immagine?
S. - Cerco di farmi spazio e lui mi si para davanti .... così quasi non mi muovo, il suo corpo mi tocca ... il suo sguardo ...
T. - Cosa c'è dentro questo corpo, questo sguardo? Perchè ha così tanto potere su di lei? Provi a guardare profondamente che cosa le rappresenta!.
S. - Mi sembra di essere passata da un domìnio all'altro ... Un po' mi fa paura. In questo momento non mi fa paura la solitudine, ma la sua figura, .... il suo corpo mi dà fastidio .... il contatto fisico non so ... come mi pesasse addosso.
T. - E questo le richiama alla mente qualcosa?
S. - Sì. Il rapporto sessuale.
T. - Il suo rapporto sessuale con lui oppure altri rapporti sessuali?
S. - In questo momento con lui, ma io non ho avuto altri rapporti sessuali; solo con lui ...
T. -Nella sua mente ci può essere qualche paura connessa a qualcosa?
S. - Il suo corpo mi schiaccia; non so! Mi viene in mente mio padre.
T. - Che relazione può esserci tra suo padre e il corpo che schiaccia?
S. - Mia madre! ... Mi sembra di vedere un loro rapporto.[26] Io sono in camera con loro, vedo queste sagome .... mi sembra di essere seduta nel letto ... sto osservando questi corpi; sono così immobile, come fossi, non so ... risvegliata in quel momento, un po' assonnata, un po' stupìta ... Mi sembra di diventare sempre più piccola ... fino a sparire. Mi sento in un gatto sotto il letto .... forse non voglio vedere ... mi rifiuto di aver visto ... che mi ritrovo in un corpo di un gatto, il gattino non sa, il gattino non parla ....
Mi sento sempre questo corpo addosso ... In questo momento lo sto odiando veramente ... Perchè non reagisco? (Lungo silenzio) Sto pensando di prendere tutte le mie forze per mandarlo via, per spostarlo,...ma non ci riesco!!.
T. - Non si sforzi (a mandarlo via), faccia appello al suo desiderio interno e poi "Lasci che accada", che agisca da solo questo suo desiderio interno; importante è proprio il contatto intimo con il proprio desiderio e poi "lasciare che accada"[27].
S. - Mi sento usata ....E' come se mi camminasse sopra il corpo, con i piedi sopra la gola ... Mi fa male ... Mi sembra che io lo stia pregando di spostarsi con i piedi; mi fa male. (Lungo silenzio) E' come se avessi di fronte mio padre e mio marito, due persone che in fondo si assomigliano, dolci, ma poi ti usano ...per i loro scopi ... E' come se stessi cancellando il mito di mio padre .... Mi chiedo perchè, se stimavo tanto mio padre, ora che lo collego a mio marito lo odio ... Non capisco più niente!.
T. - Si sono mescolate le carte di queste due persone nel suo interno?.
S. - Sì. .... Forse collego al rapporto sessuale visto.
T. - Quello che aveva visto prima, dei suoi genitori?
S. - Sì. .... con il mio ... Vedo mio padre e mio marito come fossero la stessa persona[28]. ... C'è un sentimento di doloreperchè rivedo quella scena.
T. - Questa scena, come emozione, le suscita dolore?
S. - Sì, molto.
T. - In che senso? Che tipo di dolore, che tipo di emozione?
S. - Come se mio padre stesse facendo del male a mia madre .... Resto così, ad osservare pietrificata, ma avrei voglia di ..... di urlare.
T. - E lei vede che le sta facendo del male?
S. - Vedo questi due corpi ... mio padre sopra mia madre, e io che guardo ... Sento quel nodo alla gola, come quando uno non vuole piangere ...
T. - Com'è che quella bambina, che è dentro di lei, vede quella scena, interpreta quella scena? I bambini non sanno che cos'è «fare l'amore», lo vedono in un modo particolare. Com'è che lei sente di interpretare quella scena?
S. - Come qualcosa che si muove sotto le coperte. Io non capisco.
T. - Certo. Pensa che succeda cosa?
S. - Io credo che faccia del male alla mamma, la vedo solo così ... Ma il papà è buono.
T. - Lei sa che il papà è buono!.
S. - Devo essere stata molto piccola perchè io mi vedo nella casa in cui ho vissuto al massimo fino a sei anni ... quella camera ... quella casa. Poi rivedo anche la stessa scena da più grande, però quella che mi fa stare male è la prima ... E' uno schermo fisso, questa immagine. Mi sembra di riversare l'odio che avevo per mio padre allora, su mio marito adesso ...Non so perchè si mettono insieme.... Che c'entra?
T. - Quale odio?
S. - In quel momento io odiavo mio padre; lo stesso odio che sentivo allora lo riverso su mio marito ... Queste due immagini, una da una parte ... queste scene, una dall'altra, la figura di mio marito ... Vorrei cancellare tutto...........................
Sogg. n° 911 (F.) - T.I.A.A. n° 80 del 27-05-1994.
S. - ... E' come se mancasse una parte di testa. ... Ho tutto il mio corpo, però mi manca la testa. ... Mi sto chiedendo dove sia, visto che... non potrei vivere senza testa. .... E' come se diventasse una palla che mi entra dallo stomaco. ... E così si forma il famoso vortice, ... [fin dalle prime sedute la paziente viene, per gran parte dei vissuti, travolta e dominata, senza possibilità di reagire, impotente, da un vortice terribile e inesorabile; interpreta il vortice come le vicende della vita alle quali non riesce a contrapporre una propria volontà. Ora intravvede una spiegazione su un piano completamente diverso] un vortice che è la mia testa, il mio corpo. ... E' come se si rincorressero e non riuscissero mai ad attaccarsi. .... E' una cosa ... è una cosa unica, ... ma staccata, come se corpo e mente fossero nell'impossibilità di trovarsi, ma si cercano e non possono stare uno senza l'altro. .... Ora mi sembra di essere sopra questo vortice. ... Sto aspettando per vedere come va a finire ... perchè una buona volta si stancheranno di girare. ... Mi sto ponendo la domanda: «E dopo?». ... E dopo non so! .... Infatti mi sembra che ... non stia più girando. Questo mio corpo e questa mia testa sono così; in fondo a questo vortice. Però io, che sono sopra, non so cosa fare. E' proprio come se io dovessi decidere, ... ma non so decidere cosa fare. ... Però se non decido qualcosa mi sembra che ... che stiano morendo! ... E' come, quasi, se mi chiedessero aiuto. E io li sto guardando, ma non so ... Non so decidermi se aiutarli e tirarli su, o se sia meglio proprio che spariscano. .... E' difficile però anche decidere di lasciarli morire! E' come se quella parte fosse ... il mio passato. ... Io sto crescendo, però ho molte paure, molte insicurezze e allora mi sembra quasi di ... di voler tornare indietro, non so, ... di voler andare verso questa parte del mio corpo. ... E' difficile staccare! ... Cerco quasi di tendere la mano e dire: ... «Vi aiuto a restare a galla, a non sprofondare». ... Ma è una mano incerta! ... Vorrei tenderla, ma non è molto convinta. .... E' come se avessi una sensazione di dolore, di pianto ... Forse è proprio come se dicessi : «Guarda, mi dispiace, ma è giusto che sia così; questa parte dev'essere sepolta. Devo staccarmi». ... Ma perchè se decido così c'è questa sensazione di dolore? ... Perchè se una scelta è dolorosa ... la voglio fare lo stesso? ... E' proprio come se avessi deciso di dare un taglio a quella parte, anche se mi fa tanto male.(perderla) ... E' strano questo senso così forte di dolore, ... questa sensazione proprio di ... di divisione! Sono io, divisa! ... Quella parte che vorrei ... distruggere, mi sta cercando, mi vuole impietosire! ... Ora stiamo camminando paralleli; non è più in fondo al vortice, siamo tutti e due in una strada. Però c'è un muro invisibile che ci separa. Mi sembra che sia ancora più difficile una riconciliazione, anche se ... non è un vero e proprio muro: è solo la mia indifferenza che cerca di crearlo sempre più alto. E' come se dicessi proprio: «Okay, sei là, ma io voglio continuare per la mia strada!». Il fatto di pensarla in questo modo mi fa soffrire meno. .... Stiamo camminando. ... L'altra parte è come se fosse la mia ombra: mi segue. ... Un po' alla volta ... io mi avvicino sempre di più a questa mia ombra e decido di camminare insieme, di fare ... di rifare un'unica persona.[29] .... Però ora, che siamo un'unica persona, mi è tanto difficile continuare! E' come se improvvisamente fossi diventata pesantissima, quasi fossi nell'incapacità di muovermi. Mi fermo e sto riguardando indietro. Mi sto chiedendo perchè non mi giro e vado ... verso qualcosa? Ma è troppo forte! ... E' troppo forte questo mio passato e non riesce a ... a farmi andare avanti. E' come ... Uhfff! ... e, come un riccio, mi ritiro. Divento un'unica palla che, guarda caso, va a ricollegarsi col mio corpo, quel corpo che inizialmente vedevo senza testa. Adesso è ancora senza testa, però c'è questa palla che cerca di diventare una testa. ... Ma non riescono a toccarsi. Si sono già staccate. ... Questa palla ha cercato di prendere le sembianze di testa, però non c'è più niente che riagganci! ... Uhfff! .... Ora mi sembra che questa palla, che in fondo è la mia testa, stia diventando un utero. E dentro è come se ci fosse la mia persona, piccola. E dentro là sono intera: ci sono la testa, le gambe. ... Un corpo piccolo, però intero. ... Io credo proprio di voler ricominciare[30],[31], ... anche se con molta fatica. ... E' come se mi facessi una promessa di far crescere questo bambino piccolo, così più cresce e più riuscirò a sganciarmi da questa carcassa del mio corpo. ... Uhfff! ... E' come se questo gioco volesse ricominciare. ... Però sento che è molto importante questa mia parte nuova che sta crescendo! ... Sento che sto ancora per essere travolta da questo vortice. Io sono stanca, non ho molta voglia di lottare. E' come se mi lasciassi andare, però so che ce la farò a ritornare su. ... Sento che questo vortice è come un rifugio per prendere forza. ... Quando sono stanca mi lascio andare, ma poi riprendo in mano la cosa. ......
T. - Non si sforzi (a mandarlo via), faccia appello al suo desiderio interno e poi "Lasci che accada", che agisca da solo questo suo desiderio interno; importante è proprio il contatto intimo con il proprio desiderio e poi "lasciare che accada"[27].
S. - Mi sento usata ....E' come se mi camminasse sopra il corpo, con i piedi sopra la gola ... Mi fa male ... Mi sembra che io lo stia pregando di spostarsi con i piedi; mi fa male. (Lungo silenzio) E' come se avessi di fronte mio padre e mio marito, due persone che in fondo si assomigliano, dolci, ma poi ti usano ...per i loro scopi ... E' come se stessi cancellando il mito di mio padre .... Mi chiedo perchè, se stimavo tanto mio padre, ora che lo collego a mio marito lo odio ... Non capisco più niente!.
T. - Si sono mescolate le carte di queste due persone nel suo interno?.
S. - Sì. .... Forse collego al rapporto sessuale visto.
T. - Quello che aveva visto prima, dei suoi genitori?
S. - Sì. .... con il mio ... Vedo mio padre e mio marito come fossero la stessa persona[28]. ... C'è un sentimento di doloreperchè rivedo quella scena.
T. - Questa scena, come emozione, le suscita dolore?
S. - Sì, molto.
T. - In che senso? Che tipo di dolore, che tipo di emozione?
S. - Come se mio padre stesse facendo del male a mia madre .... Resto così, ad osservare pietrificata, ma avrei voglia di ..... di urlare.
T. - E lei vede che le sta facendo del male?
S. - Vedo questi due corpi ... mio padre sopra mia madre, e io che guardo ... Sento quel nodo alla gola, come quando uno non vuole piangere ...
T. - Com'è che quella bambina, che è dentro di lei, vede quella scena, interpreta quella scena? I bambini non sanno che cos'è «fare l'amore», lo vedono in un modo particolare. Com'è che lei sente di interpretare quella scena?
S. - Come qualcosa che si muove sotto le coperte. Io non capisco.
T. - Certo. Pensa che succeda cosa?
S. - Io credo che faccia del male alla mamma, la vedo solo così ... Ma il papà è buono.
T. - Lei sa che il papà è buono!.
S. - Devo essere stata molto piccola perchè io mi vedo nella casa in cui ho vissuto al massimo fino a sei anni ... quella camera ... quella casa. Poi rivedo anche la stessa scena da più grande, però quella che mi fa stare male è la prima ... E' uno schermo fisso, questa immagine. Mi sembra di riversare l'odio che avevo per mio padre allora, su mio marito adesso ...Non so perchè si mettono insieme.... Che c'entra?
T. - Quale odio?
S. - In quel momento io odiavo mio padre; lo stesso odio che sentivo allora lo riverso su mio marito ... Queste due immagini, una da una parte ... queste scene, una dall'altra, la figura di mio marito ... Vorrei cancellare tutto...........................
Sogg. n° 911 (F.) - T.I.A.A. n° 80 del 27-05-1994.
S. - ... E' come se mancasse una parte di testa. ... Ho tutto il mio corpo, però mi manca la testa. ... Mi sto chiedendo dove sia, visto che... non potrei vivere senza testa. .... E' come se diventasse una palla che mi entra dallo stomaco. ... E così si forma il famoso vortice, ... [fin dalle prime sedute la paziente viene, per gran parte dei vissuti, travolta e dominata, senza possibilità di reagire, impotente, da un vortice terribile e inesorabile; interpreta il vortice come le vicende della vita alle quali non riesce a contrapporre una propria volontà. Ora intravvede una spiegazione su un piano completamente diverso] un vortice che è la mia testa, il mio corpo. ... E' come se si rincorressero e non riuscissero mai ad attaccarsi. .... E' una cosa ... è una cosa unica, ... ma staccata, come se corpo e mente fossero nell'impossibilità di trovarsi, ma si cercano e non possono stare uno senza l'altro. .... Ora mi sembra di essere sopra questo vortice. ... Sto aspettando per vedere come va a finire ... perchè una buona volta si stancheranno di girare. ... Mi sto ponendo la domanda: «E dopo?». ... E dopo non so! .... Infatti mi sembra che ... non stia più girando. Questo mio corpo e questa mia testa sono così; in fondo a questo vortice. Però io, che sono sopra, non so cosa fare. E' proprio come se io dovessi decidere, ... ma non so decidere cosa fare. ... Però se non decido qualcosa mi sembra che ... che stiano morendo! ... E' come, quasi, se mi chiedessero aiuto. E io li sto guardando, ma non so ... Non so decidermi se aiutarli e tirarli su, o se sia meglio proprio che spariscano. .... E' difficile però anche decidere di lasciarli morire! E' come se quella parte fosse ... il mio passato. ... Io sto crescendo, però ho molte paure, molte insicurezze e allora mi sembra quasi di ... di voler tornare indietro, non so, ... di voler andare verso questa parte del mio corpo. ... E' difficile staccare! ... Cerco quasi di tendere la mano e dire: ... «Vi aiuto a restare a galla, a non sprofondare». ... Ma è una mano incerta! ... Vorrei tenderla, ma non è molto convinta. .... E' come se avessi una sensazione di dolore, di pianto ... Forse è proprio come se dicessi : «Guarda, mi dispiace, ma è giusto che sia così; questa parte dev'essere sepolta. Devo staccarmi». ... Ma perchè se decido così c'è questa sensazione di dolore? ... Perchè se una scelta è dolorosa ... la voglio fare lo stesso? ... E' proprio come se avessi deciso di dare un taglio a quella parte, anche se mi fa tanto male.(perderla) ... E' strano questo senso così forte di dolore, ... questa sensazione proprio di ... di divisione! Sono io, divisa! ... Quella parte che vorrei ... distruggere, mi sta cercando, mi vuole impietosire! ... Ora stiamo camminando paralleli; non è più in fondo al vortice, siamo tutti e due in una strada. Però c'è un muro invisibile che ci separa. Mi sembra che sia ancora più difficile una riconciliazione, anche se ... non è un vero e proprio muro: è solo la mia indifferenza che cerca di crearlo sempre più alto. E' come se dicessi proprio: «Okay, sei là, ma io voglio continuare per la mia strada!». Il fatto di pensarla in questo modo mi fa soffrire meno. .... Stiamo camminando. ... L'altra parte è come se fosse la mia ombra: mi segue. ... Un po' alla volta ... io mi avvicino sempre di più a questa mia ombra e decido di camminare insieme, di fare ... di rifare un'unica persona.[29] .... Però ora, che siamo un'unica persona, mi è tanto difficile continuare! E' come se improvvisamente fossi diventata pesantissima, quasi fossi nell'incapacità di muovermi. Mi fermo e sto riguardando indietro. Mi sto chiedendo perchè non mi giro e vado ... verso qualcosa? Ma è troppo forte! ... E' troppo forte questo mio passato e non riesce a ... a farmi andare avanti. E' come ... Uhfff! ... e, come un riccio, mi ritiro. Divento un'unica palla che, guarda caso, va a ricollegarsi col mio corpo, quel corpo che inizialmente vedevo senza testa. Adesso è ancora senza testa, però c'è questa palla che cerca di diventare una testa. ... Ma non riescono a toccarsi. Si sono già staccate. ... Questa palla ha cercato di prendere le sembianze di testa, però non c'è più niente che riagganci! ... Uhfff! .... Ora mi sembra che questa palla, che in fondo è la mia testa, stia diventando un utero. E dentro è come se ci fosse la mia persona, piccola. E dentro là sono intera: ci sono la testa, le gambe. ... Un corpo piccolo, però intero. ... Io credo proprio di voler ricominciare[30],[31], ... anche se con molta fatica. ... E' come se mi facessi una promessa di far crescere questo bambino piccolo, così più cresce e più riuscirò a sganciarmi da questa carcassa del mio corpo. ... Uhfff! ... E' come se questo gioco volesse ricominciare. ... Però sento che è molto importante questa mia parte nuova che sta crescendo! ... Sento che sto ancora per essere travolta da questo vortice. Io sono stanca, non ho molta voglia di lottare. E' come se mi lasciassi andare, però so che ce la farò a ritornare su. ... Sento che questo vortice è come un rifugio per prendere forza. ... Quando sono stanca mi lascio andare, ma poi riprendo in mano la cosa. ......
BIBLIOGRAFIA E NOTE
[1] è stato un allegato, alla relazione scientifica, che l' A.I.R.D.A. ha presentato, alla Commissione Ministeriale per il riconoscimento delle scuole di psicoterapia.
[2] SCHULTZ I.H., Il Training Autogeno, Feltrinelli, Milano 1968: I- II vol. (vedi in particolare il II° volume).
[3] LUTHE W., Autogenic Therapy, Grume & Stratton, New York, London, 1965/70 - in particolare il IV° volume "Research and Theory".
[4] a) E.R.Kandel in : "Principi di neuroscienze" casa editrice ambrosiana, seconda edizione, Milano 1988 pag 866/883 (vedi anche brano riportato nel paragrafo successivo "allenamento") e ancora:
b) Floyd E. - Azlyne Lazerson: "Il cervello, la mente e il comportamento"- CIBA GEIGY EDIZION, pag 271: Plasticità del cervello ed effetti ambientali.
c) vedasi anche tutti i trattati aggiornati sul rapporto: mente / corpo / sistema nervoso.
[5] Gastaldo G., Ottobre M., Nel labirinto con il filo di Arianna - lo strutturarsi delle vie dell'energia nell'età evolutiva, Piovan Editore, Abano Terme (PD), 1987 - vedi in particolare Cap. II° da pag 53 a pag.59 (Ed esaurita; attualmente reperibile solo presso gli autori).
[6] Gastaldo G.,Ottobre M., Il Training Autogeno in quattro stadi - l'appuntamento con se stessi, Armando editore, Roma, marzo 1994, - in particolare vedi Cap. III°.
[7] Vedi "Nel labirinto con il filo di Arianna" ( nota 5) cap. III° e cap. XI° alle pag. 396/403.
[8] vedi libro citato alla nota 2
[9] Prior M., T.A. Somatico: incidenza della variabile "regolarità dell'allenamento" sulla diminuzione dell'ansia e della depressione. Rivista di Psicoterapie. Ipnosi, Volume 1 N°1 Maggio Giugno Luglio Agosto 1990, E.U.R. Roma.
[10] Freud S., Freud Opere,- vol. 7° -Per la storia del movimento psicoanalitico 1914; circa 1885-1902, pag. 389. Ed. Boringhieri, Torino, 1980,
[11] ( pag 100 della 19° edizione in lingua tedesca dell'opera di I.H. Schultz: "Das autogene training" George Thieme verlag stuttgart New York 1991; traduzione letterale effettuata da Dr. Ottobre Miranda. Tale concetto, nella traduzione italiana, di G.Crosa, citata alla nota 2, effettuata dalla 12 edizione in lingua tedesca, risulta ugualmente chiaro anche se un po' meno preciso.
[12] Rocci L., Vocabolario Greco Latino, pag 306, Società Editrice Dante Alighieri, Città di Castello 1983.
[13] Libro citato alla nota 2, II° vol, pag. 610
[14] Wallnöfer H., Anima senz' ansia, E.U.R., Roma 1993.
[15] Wallnöfer H. Tecniche analitiche nel ciclo superiore del Training Autogeno, - Psicoterapie - numero unico 1978, Ed. C.I.S.S.P.A.T., Padova; pag. 148
[16] De Bousingen D., Transfert, contro-transfert e identificazioni nel Training Autogeno, esame psicoanalitico, conseguenze pratiche e tecniche; Psicoterapie - numero unico 1978, Ed. C.I.S.S.P.A.T. , Padova, pag 133.
[17] Kuhnel L.G., Verbindungvon Autogenen Training und psychoanalise, - Der Nervenartz -,20, 1949.
[18] Rosa K.R., Cos'è il Training Autogeno, edizioni Mediterranee, Roma 1986.
[19] Opera citata alla nota 3
[20] Thomas K., Autoipnosi e Training Autogeno, edizioni Mediterranee, Roma 1986.
[21] Freud S., Freud Opere, Vol I°, cap 2 -casi clinici- par.3 -Miss Lucy- pagg. 266/267, Ed. Boringhieri, Torino, 1980
[22] Freud S., Freud Opere, Vol I°, -casi clinici- par.2 -Signora Emmy Von M.- pag. 235, Ed. Boringhieri, Torino, 1980.
[23] Freud S., Freud Opere, Vol I° cap.1 -Comunicazione preliminare. Sul meccanismo psichico dei fenomeni isterici- par. 2, pagg. 180/182, Ed. Boringhieri, Torino, 1980.
[24] Freud S., Freud Opere, Vol VII° -Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi, 1913-14-;-inizio del trattamento- 1913, pag 352, Ed.Boringhieri, Torino, 1980.
[25] Vedi libro citato alla nota 6.
[26] Freud S., Freud Opere, Vol 5 -Teorie sessuali dei bambini, 1908-, pag 460 sg.; vol 11, cap 7 -un saggio di lavoro psicoanalitico-,pag. 614,. Ed. Boringhieri, Torino, 1980.
[27] Per questo intervento del terapeuta in particolare, ma anche per gli altri, vedi il libro citato alla nota N°6 a pag. 67.
[28] Freud S., Freud Opere, Vol. IV° -Le trasformazioni della pubrtà-, par. 5, pagg.530/532, Ed. Boringhieri, Torino, 1980.
[29] Jung C.G., Opere di C.G. Jung, Vol 16, pag. 246, (problema della presa di coscienza e dell'integrazione dell'ombra); OMBRA come: "ciò che non si vuol essere"., Ed. Boringhieri
[30] Jung C.G.,Opere di C.G.Jung, Vol. 9* -Gli archetipi e l'inconscio collettivo-, par.5 -sul rinascere-, pag.109.
[31] Libro citato alla nota 5; cap XI° "La rinascita" da pag.383 a pag.400.
[2] SCHULTZ I.H., Il Training Autogeno, Feltrinelli, Milano 1968: I- II vol. (vedi in particolare il II° volume).
[3] LUTHE W., Autogenic Therapy, Grume & Stratton, New York, London, 1965/70 - in particolare il IV° volume "Research and Theory".
[4] a) E.R.Kandel in : "Principi di neuroscienze" casa editrice ambrosiana, seconda edizione, Milano 1988 pag 866/883 (vedi anche brano riportato nel paragrafo successivo "allenamento") e ancora:
b) Floyd E. - Azlyne Lazerson: "Il cervello, la mente e il comportamento"- CIBA GEIGY EDIZION, pag 271: Plasticità del cervello ed effetti ambientali.
c) vedasi anche tutti i trattati aggiornati sul rapporto: mente / corpo / sistema nervoso.
[5] Gastaldo G., Ottobre M., Nel labirinto con il filo di Arianna - lo strutturarsi delle vie dell'energia nell'età evolutiva, Piovan Editore, Abano Terme (PD), 1987 - vedi in particolare Cap. II° da pag 53 a pag.59 (Ed esaurita; attualmente reperibile solo presso gli autori).
[6] Gastaldo G.,Ottobre M., Il Training Autogeno in quattro stadi - l'appuntamento con se stessi, Armando editore, Roma, marzo 1994, - in particolare vedi Cap. III°.
[7] Vedi "Nel labirinto con il filo di Arianna" ( nota 5) cap. III° e cap. XI° alle pag. 396/403.
[8] vedi libro citato alla nota 2
[9] Prior M., T.A. Somatico: incidenza della variabile "regolarità dell'allenamento" sulla diminuzione dell'ansia e della depressione. Rivista di Psicoterapie. Ipnosi, Volume 1 N°1 Maggio Giugno Luglio Agosto 1990, E.U.R. Roma.
[10] Freud S., Freud Opere,- vol. 7° -Per la storia del movimento psicoanalitico 1914; circa 1885-1902, pag. 389. Ed. Boringhieri, Torino, 1980,
[11] ( pag 100 della 19° edizione in lingua tedesca dell'opera di I.H. Schultz: "Das autogene training" George Thieme verlag stuttgart New York 1991; traduzione letterale effettuata da Dr. Ottobre Miranda. Tale concetto, nella traduzione italiana, di G.Crosa, citata alla nota 2, effettuata dalla 12 edizione in lingua tedesca, risulta ugualmente chiaro anche se un po' meno preciso.
[12] Rocci L., Vocabolario Greco Latino, pag 306, Società Editrice Dante Alighieri, Città di Castello 1983.
[13] Libro citato alla nota 2, II° vol, pag. 610
[14] Wallnöfer H., Anima senz' ansia, E.U.R., Roma 1993.
[15] Wallnöfer H. Tecniche analitiche nel ciclo superiore del Training Autogeno, - Psicoterapie - numero unico 1978, Ed. C.I.S.S.P.A.T., Padova; pag. 148
[16] De Bousingen D., Transfert, contro-transfert e identificazioni nel Training Autogeno, esame psicoanalitico, conseguenze pratiche e tecniche; Psicoterapie - numero unico 1978, Ed. C.I.S.S.P.A.T. , Padova, pag 133.
[17] Kuhnel L.G., Verbindungvon Autogenen Training und psychoanalise, - Der Nervenartz -,20, 1949.
[18] Rosa K.R., Cos'è il Training Autogeno, edizioni Mediterranee, Roma 1986.
[19] Opera citata alla nota 3
[20] Thomas K., Autoipnosi e Training Autogeno, edizioni Mediterranee, Roma 1986.
[21] Freud S., Freud Opere, Vol I°, cap 2 -casi clinici- par.3 -Miss Lucy- pagg. 266/267, Ed. Boringhieri, Torino, 1980
[22] Freud S., Freud Opere, Vol I°, -casi clinici- par.2 -Signora Emmy Von M.- pag. 235, Ed. Boringhieri, Torino, 1980.
[23] Freud S., Freud Opere, Vol I° cap.1 -Comunicazione preliminare. Sul meccanismo psichico dei fenomeni isterici- par. 2, pagg. 180/182, Ed. Boringhieri, Torino, 1980.
[24] Freud S., Freud Opere, Vol VII° -Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi, 1913-14-;-inizio del trattamento- 1913, pag 352, Ed.Boringhieri, Torino, 1980.
[25] Vedi libro citato alla nota 6.
[26] Freud S., Freud Opere, Vol 5 -Teorie sessuali dei bambini, 1908-, pag 460 sg.; vol 11, cap 7 -un saggio di lavoro psicoanalitico-,pag. 614,. Ed. Boringhieri, Torino, 1980.
[27] Per questo intervento del terapeuta in particolare, ma anche per gli altri, vedi il libro citato alla nota N°6 a pag. 67.
[28] Freud S., Freud Opere, Vol. IV° -Le trasformazioni della pubrtà-, par. 5, pagg.530/532, Ed. Boringhieri, Torino, 1980.
[29] Jung C.G., Opere di C.G. Jung, Vol 16, pag. 246, (problema della presa di coscienza e dell'integrazione dell'ombra); OMBRA come: "ciò che non si vuol essere"., Ed. Boringhieri
[30] Jung C.G.,Opere di C.G.Jung, Vol. 9* -Gli archetipi e l'inconscio collettivo-, par.5 -sul rinascere-, pag.109.
[31] Libro citato alla nota 5; cap XI° "La rinascita" da pag.383 a pag.400.
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